Dialetti

« A voi fieri calabresi che accoglieste ospitali me straniero nelle ricerche e indagini infaticabilmente cooperando alla raccolta di questi materiali dedico questo libro che chiude nelle pagine il tesoro di vita del vostro nobile linguaggio »
(Gerhard Rohlfs, Dizionario dialettale della Calabria)

Con l’espressione dialetti calabresi si definiscono le varietà linguistiche romanze parlate nella regione italiana della Calabria. Appartengono a due gruppi diversi:

Del gruppo meridionale o napoletano fanno parte le varietà cosentine del nord della regione, mentre sono di tipo meridionale estremo o siciliano quelle in uso nella zona centro-meridionale che annoverano il calabrese centrale e il meridionale.

Tale divisione linguistica corrisponde molto approssimativamente alla storica divisione amministrativa delle “Calabrie”: Calabria Citeriore (o Calabria latina) e Calabria Ulteriore (o Calabria greca).

I dialetti calabresi sono fra i dialetti d’Italia che più di altri hanno attirato l’attenzione degli studiosi per le proprie peculiarità e le radici in tempi antichi. L’evidente diversità linguistica nell’ambito della stessa regione, il rapporto tra impronta greca (grecanica) e storia della Calabria, la più o meno precoce latinizzazione ed i “relitti” lessicali di altre lingue, la forte presenza della minoranza greco-albanese (Arbëreshë), sono oggi argomento di studio e discussione di glottologi e linguisti.

LE ORIGINI: Latino, Greco, Arabo, Francese

I dialetti calabresi sono idiomi ricchi di influenze linguistiche, dovute alle colonizzazioni, alle dominazioni e alle incursioni di differenti popoli, tra cui arabi, greci e romani. Proprio per questo principalmente sono composti dalle lingue classiche: il greco e illatino

Latino

Il latino rappresenta il substrato fondamentale; infatti è strutturato in maniera e in misura diversa nella Calabria. Lo stessoGerhard Rohlfs, nel parlare della presenza della lingua latina nel dialetto di Calabria, ammette che «il fondo principale del lessico calabrese è il latino», precisando però che i termini più antichi compaiono per lo più nella Calabria settentrionale, a causa del fatto che nella Calabria meridionale la latinizzazione avvenne in tempi più recenti. Ciò è possibile verificarlo confrontando alcuni termini riportati dal Gerhard Rohlfs.

Calabrese meridionale Calabrese settentrionale Italiano
rumàni / domàni / domana crai domani
asciatàntu / frammènti/’ntramenti interimme frattanto
avantèri nustierzu ieri l’altro
Sbadigghiari (in Reggino) / farnijàri / casmiari alare sbadigliare
capìzza / capu capistru cavezza
pulizzari / stujàri stuiari pulire

Si potrebbe continuare con una serie praticamente infinita di esempi con vocaboli che si riferiscono non soltanto alle parole di uso comune, ma anche a piante, animali, strumenti da lavoro ecc. Tuttavia ciò servirebbe soltanto a confermare la differente parlata tra i due estremi calabresi; insomma, il substrato latino nelle due Calabrie è diverso nella misura in cui nella parte a sud del Tiriolo esso è penetrato più tardi e cioè in fase neolatina o italiana.

Greco

La persistenza del grecanico nella Calabria meridionale, ovvero la sua tarda latinizzazione, ha avuto in Gerhard Rohlfs il suo più convinto assertore. Lo studioso tedesco, ha percorso per quasi cinquant’anni la regione cercando sul posto il riscontro dei suoi studi: l’esistenza di due Calabrie, di etnia e lingua diverse. Che la lingua greca sia abbondantemente rappresentata nel dialetto della Calabria meridionale non vi sono dubbi. I riscontri sono infatti moltissimi: le opposizioni di voci per indicare uno stesso oggetto o animale o pianta sono evidenti nelle due Calabrie; la costruzione verbale ha un’impronta greca precisa nel dialetto calabro-meridionale; in molti toponimi e cognomi calabresi tale impronta è agevolmente rintracciabile.Il greco è l’altro elemento fortemente caratterizzante i dialetti calabresi, è straordinariamente rappresentato dalla lingua parlata nella parte meridionale, in particolar modo nella provincia di Reggio Calabria. Per lungo tempo in gran parte della zona il Grecanico era la lingua più parlata, oggi solo in alcuni centri quali Bova, Roghudi, pochi altri paesi della zona dell’Amendolea e alcuni quartieri di Reggio vi sono anziani che parlano questa lingua calabro-greca.

Ecco dunque, in una prima tabella di confronto, greco e latino in alcuni nomi di animali:

Calabrese meridionale Calabrese settentrionale Italiano
agrofàcu/gianneja ranùnchiulu ranocchio
zinnapòtamu lìtria / ìtria lontra
‘bampurìddha / lampurìdda / vampurìddha culilùcida lucciola
maruzza culinuda / ‘ncàsata lumaca
surmicula culitisa formica

Confrontando i termini, la loro diversità appare abbastanza evidente e certamente nasce dal differente substrato linguistico da cui essi si originano. Nella Calabria meridionale il ricordo del greco è così chiaro da non richiedere ulteriori approfondimenti. In effetti è facile riconoscere nell’identificativo alcuni animali, piante e oggetti la derivazione greca:

Calabrese meridionale Greco Italiano
‘zinnapòtamu kynopotamus lontra
batràci / agrofàcu / gianneja botrakòs ranocchio
‘bampurìddha / lampurìdda / vampurìddha lampurida lucciola
sìrtu / sìrti sýrtes tirabrace
‘nnàca nàke culla
jilòna chelòne testuggine
‘geramìda keràmidion tegola
timogna themoonia cumulo di grano
‘zìmbaru / crapun xìmaros caprone
u rancj/purtuàllu portokàlos arancia
ciràsa / ‘geràsa / i cires keràsa ciliegie
scìfa /scifu skyphos coppa
a tassa/cantàru kantharos tazza
rubbcher tapto seppellire[2][3][4][5]

L’elemento greco nel lessico calabrese meridionale non si esaurisce semplicemente nell’uso di vocaboli così evidentemente derivati dalla lingua greca, poiché anche il modo di esprimersi tradisce questo substrato.

Ecco ad esempio dei modi di esprimersi nella Calabria meridionale:

Italiano Calabrese meridionale
voglio mangiare voggju u (i) mangiu vogghiu mangiari (in Reggino)
voglio dormire voggju u (mi) dormu vogghiu dormìri

Dopo i verbi che esprimono una volontà o una azione, nel dialetto della Calabria meridionale non si usa l’infinito che viene sostituito tramite una congiunzione. Tale modo di dire è presente, sic et simpliciter, nella popolazione grecanica di Bova (Thèlo na ciumithò). Quindi ecco ad esempio che l’infinito torna ad essere normalmente usato con il verbo potere:

Italiano Calabrese meridionale
posso mangiare pòzzu mangiàri
posso dormire pòzzu durmìri

Nella Calabria settentrionale ci si esprime normalmente sempre con l’uso “italiano” dell’infinito, anche con i verbi che esprimono volontà. Anche in queste costruzioni verbali (es. nel periodo ipotetico) il modo di esprimersi è identico al greco.

Ecco alcuni esempi di cognomi calabresi d’origine greca:

Cognome italiano Termine greco Traduzione
Calogero kalogheros monaco
Crea kreas carne
Crupi kouroupes tosato
Scordo skordon aglio
Delfino delphys delfino

Ecco invece esempi toponimi calabresi d’origine greca:

Luogo Termine greco Traduzione Localizzazione
Calimera kalimera buongiorno frazione del comune di San Calogero (VV)
Calopinace kalòs pinakès Bella Vista corso d’acqua che attraversa la città di Reggio Calabria
Cannavò kannavò grigio quartiere di Reggio Calabria
Cantorato kontaratos armato di asta nome di diverse contrade
Cataforìo katachòrio villaggio quartiere di Reggio Calabria
Dasà dàsos zona boscosa, zona alberata paese della provincia di Vibo Valentia
Gallina, Lutrà, Pirgo Killini, Loutrà, Pirgos località omonime in Grecia rioni di uno stesso quartiere di Reggio Calabria
Leppora lepuron corteccia contrada nella zona di Serra San Bruno
Mosòrrofa Meso-chora paese di mezzo quartiere di Reggio Calabria
Ortì orthi diritto quartiere di Reggio Calabria
Parghelia pareghialia riva di mare comune in provincia di Vibo
Podàrgoni ai piedi del monte quartiere di Reggio Calabria
Salìce salikion sala (piccolo avamposto di avvistamento) quartiere di Reggio Calabria

Arabo

Le incursioni saracene sulle coste calabresi verso la fine del primo millennio e gli scambi commerciali dell’epoca hanno lasciato traccia nei dialetti calabresi. I Saraceni non esercitarono mai un dominio nell’attuale Calabria, limitandosi a delle frequenti incursioni sulle coste tra X secolo e XI secolo. Essendo padroni incontrastati della Sicilia, gli Arabi sfruttarono la loro posizione privilegiata per sottoporre le città costiere della Calabria a tributi e comunque intrattenendo rapporti commerciali e di scambio. Tutto questo comportò un’acquisizione, se pur minima, di taluni “arabismi” nei dialetti calabresi, la cui presenza è ancora oggi dimostrabile. Ecco degli esempi:

Calabrese Arabo Italiano
tùminu / tumminàta tumn tomolo (misura terriera)
zìrra / zìrru / giarra zir recipiente per l’olio
‘guajera/ guallera adara ernia
limbìccu / muccu al-ambiq moccio
caruba harrub carruba (frutto del carrubo)
sciàbaca / sciabachèju sabaka rete da pesca
zaccànu sakan recinto per le bestie
Cafiso / Cafisu Qafiz misura di volume per l’olio

Si ritenne che un piccolo numero di cognomi calabresi pure fosse formato a partire da radici a temi arabi:

Cognome calabrese Termine arabo Traduzione
Modafferi muzzafar vittorioso
Bosurgi buzurg (dal persiano bozorg) grande
Naimo na’im delicato
Nesci nasi (pronuncia nasci) giovane
Tafuri / Tafuro taifuri fabbricante di stoviglie

Ma più recenti ed autorevoli giudizi hanno messo in serio dubbio o rinnegato l’ipotesi, quindi il latinista Giuseppe Pensabene nel suo Cognomi calabresi e toponimi in Calabria, non riporta le voci Naim e Tafuri, esprimendo anche forti perplessità su Nesci e chiarendo che i cognomi Modafferi e Bosurgi hanno senz’altro derivazione latina:

Cognome calabrese Costruzione latina Traduzione Significato
Modafferi modus + fero portatore di equilibrio, di misura uomo equilibrato
Bosurgi boves + urgeo spingo i buoi conduttore di grosso bestiame

Francese

Mappa delle lingue in Italia, popolarmente chiamate anche dialetti. Le due principali varianti calabresi sono definite come meridionali e meridionali estremi rispetto agli altri della penisola e isole d’Italia

Un’altra lingua rappresentata nei vernacoli calabresi, verosimilmente penetrata con i normanni e gli angioini, è il francese, affermatosi soprattutto nella città di Catanzaro. Come già accennato, la Calabria fu sotto la dominazione normanna dal 1060fino a quasi tutto il XII secolo ed è chiaro che le parole del lessico calabrese di derivazione francofona siano penetrate in tale periodo. Ecco alcuni francesismi nei dialetti di Calabria:

Calabrese Francese Italiano
abaciurra / abbaciùrra / abbasciù abat-jour paralume / lampada
accattàri / ‘cattàri acheter comprare
accia ache sedano
ammasùnari amaisoner riportare a casa/ nella stalla/mettere a letto
arrocculàri / rocculari / rutulari (in Reggino) reculer (indietreggiare) rotolare
buàtta boîte lattina
buccirìa / vuccerìa boucherie macelleria
gattugghjare / grattaghjari / catugghiari (in Reggino) /cutulijàri chatouiller solleticare / scuotere (in dialetto Lametino)
muccaturu mouchoir fazzoletto
mustàzzi moustache baffi
ndùja andouille ndùja (salume tipico)
perciàri percer bucare, perforare
puma pomme mela
sciarabàllu char à bancs veicolo sbatacchiato
servietti / surbietti (in Reggino) serviettes tovaglioli
sparadràppu / spilandràppa / spilandrappu (in Reggino) sparadrap cerotto
sùrici souris topo
racìna / rocìna raisin uva

Il francese comunque è una lingua neolatina e tra il 1266 e il 1442 la casa d’Angiò teneva sotto la sua corona il Regno di Napoli. I cognomi con desinenza finale in -eri e -ieri sono di origine Normanna.

Altre lingue, come lo Spagnolo o il Tedesco, hanno lasciato tracce trascurabili e tutt’oggi di difficile interpretazione.

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