
La Calabria non è solo meta di turismo balneare, in particolare la sua costa ionica è ricca di storia. Il Golfo di Squillace, ad esempio, è un luogo che ne racchiude parecchia sia in termini archeologici che di riferimenti nella letteratura antica nascondendo anche qualche interessante curiosità.
Golfo di Squillace: storia e fondazione
Il Golfo di Squillace (chiamato in antichità: Scylleticus Sinùs o Scyllaceus Sinus in latino, Σκυλλητικὸς κόλπος in greco) si trova sulla costa ionica della Calabria e comprende quindi buona parte del mar Ionio calabrese. Questo istmo è famoso per essere stato luogo strategico di sbarco per greci, brettii, romani, bizantini, saraceni e normanni.
Il Golfo di Squillace è anche noto per essere stato parte della cosiddetta “Magna Grecia”, non per niente infatti, nella tradizione letteraria greca la fondazione della città di Squillace, ad esempio, si dice sia avvenuta per mano ateniese per opera addirittura di Ulisse al ritorno dalla guerra di Troia.
Golfo di Squillace: letteratura
In epoca antica il Golfo di Squillace veniva citato in numerose opere in virtù della sua posizione geografica nel mar Ionio. Ad esempio Aristotele in una sua opera (Politica,123b) si riferisce al Golfo di Squillace parlando dell’istmo che fa da frontiera all’antica Italia attraversabile in mezza giornata di cammino.
Anche Virgilio (Eneide, 3, 553) cita il Golfo di Squillace parlando di un Golfo da sempre pericoloso per i marinai chiamato “navifragum Scylaceum”. Da qui deriva infatti un famoso detto tra i marinai che dice: “il golfo di Squillace dove il vento mai tace”.
Oltre ad Aristotele e Virgilio il Golfo di Squillace viene citato anche in alcuni scritti di Antioco di Siracusa.
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